RITROVARSI ATTRAVERSO LA MEDITAZIONE: Intervista a Gabriele Ghezzi

RITROVARSI ATTRAVERSO LA MEDITAZIONE: Intervista a Gabriele Ghezzi


Intervista di: Patrizia Saccente

Per vivere serenamente la quotidianità è fondamentale trovare un equilibro interiore ed essere in pace co
sé stessi. La meditazione è una pratica antichissima, che aiuta a focalizzare l’attenzione sul proprio io e sul
presente lontano dalle preoccupazioni circostanti. Il mondo della spiritualità è misterioso e affascinante,
per questo abbiamo provato ad esplorarlo un po’ meglio, chiedendo aiuto a chi ha incentrato il suo
percorso di vita su questo: Gabriele Ghezzi, che sulla sua pagina Instagram (@gabrighezzi) tratta molto
l’argomento. Come si inizia a meditare? Ci sono delle regole da seguire?
Abbiamo fatto alcune domande a Gabriele e ci ha dato risposte davvero utili ed interessanti.

  1. Ciao, Gabriele, grazie di essere qui con noi. Vorremo iniziare l’intervista con una domanda
    fondamentale per capire meglio chi sei e quello che fai: cos’è per te la meditazione?

La meditazione è una scienza, in cui possiamo considerare la mente il laboratorio e le diverse tecniche e
pratiche presenti i vari “attrezzi” che abbiamo a disposizione. È un modo per studiare noi stessi e la
realtà dall’interno. Al tempo stesso quando esaminiamo la parola meditazione è importante
comprendere che stiamo parlando di un mondo. È un po’ come riferirsi alla parola “sport”. È un
termine generico che ci dice tutto e nulla. Per semplificare potremmo guardare alla meditazione in 2
differenti modi:
1) la meditazione come pratica-esercizio quotidiano..

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Essere uno chef vegano nel 2021: Intervista a Paolo Baratella

Essere uno chef vegano nel 2021: Intervista a Paolo Baratella


Intervista di: Patrizia Saccente
C’è ancora troppa gente convinta che un’alimentazione vegan sia basata su tante rinunce e su alimenti
poveri di gusto. Nel 2021 è fondamentale rendersi conto di quanto la cucina plant-based possa essere ricca
di gusto, creatività e salute. Fortunatamente, esistono sempre più persone che dedicano la vita al mondo
vegan, trasformando le loro passioni e il loro lavoro in un manifesto di attivismo etico e sostenibile; una di
queste è Paolo Baratella: plant-based chef, ambasciatore dell’associazione Italian Dining Summit e vincitore
del contest mondiale Chefs Bench 2020 con l’unico piatto vegan in concorso.
La sua esperienza è la chiara dimostrazione di quanto la cucina vegetale sia un’indiscutibile forma di arte,
piena di segreti, curiosità e tecniche. Ma come si riesce a dedicare la propria vita all’arte culinaria? Com’è
essere uno chef vegano nel 2021? Come ci si può approcciare a questo mondo?
In questa intervista, Paolo Baratella ha chiarito i nostri dubbi, parlandoci della sua esperienza e dandoci
consigli interessanti.

  1. Ciao, Paolo, grazie di essere qui. Vorremmo iniziare questa intervista parlando di uno degli
    aspetti più importanti della tua vita: la cucina. Sei uno chef, ma come è nata la passione per la
    cucina e come l’hai trasformata nel tuo lavoro?

    Ricordo bene quando all’età di circa 11- 12 anni i miei genitori iniziarono ad andare in palestra e
    rientravano poi per cena, quindi, qualcuno dei 3 fratelli si doveva occupare di preparare da
    mangiare. Questo voleva dire mettere l’acqua sul fuoco per la pasta, o quanto meno riscaldare
    quello che c’era di già pronto o finire la cottura di qualcosa…

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Come organizzare un matrimonio vegan e sostenibile

Come organizzare un matrimonio vegan e sostenibile

Il 21 settembre 2014 io e Marco ci siamo sposati con rito civile. Volevamo che fosse una festa per tutti, un
inno all’Amore a alla Vita. Una giornata in cui la condivisione e la spontaneità fossero i fili conduttori. Senza
dimenticarci di onorare la Madre Terra e di organizzare tutto nel modo più sostenibile e meno impattante
possibile per noi.

Ci siamo dati tre linee guida da seguire:
vegan
km zero
fatto a mano/autoprodotto

Gli inviti
Abbiamo cominciato con gli inviti autoprodotti. Volevamo qualcosa di “fisico”, quindi abbiamo da subito
scartato l’opzione e-mail. Ci sarebbe piaciuto usare carta riciclata o cartone di recupero, ma non siamo
riusciti ad organizzarci in questo senso, visti i tempi ristretti a disposizione (abbiamo deciso di sposarci
nell’arco di poche settimane). Così abbiamo optato per biglietti e buste di carta

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TESSUTI SOSTENIBILI E PLANT-BASED

TESSUTI SOSTENIBILI E PLANT-BASED

Cosa sappiamo delle fibre vegetali e del loro impatto ambientale? Le fibre tessili
si dividono in naturali e tecnofibre, le prime hanno origine vegetale o animale,
mentre le tecnofibre si suddividono in sintetiche e artificiali: tra le prime si trova il
poliestere, tra le seconde la viscosa. Le tecnofibre sono le più diffuse al mondo,
segue il cotone e poi in percentuali minori le altre. Questo ci dà una visione più
ampia di quello che viene usato per produrre i nostri vestiti. Tornando alle fibre
vegetali, dalla terra provengono delle materie straordinarie, ma è corretto dire
che dato che sono naturali e vegetali sono sostenibili? Purtroppo no.
Il COTONE
Probabilmente i nostri cassetti pieni di t-shirt di cotone, perché è la fibra naturale
più diffusa. Lo è in quanto molto resistente…

Articolo di Cristina Valli.

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INTERVISTA A MARGOT SIKABONY – GREEN HEART

INTERVISTA A MARGOT SIKABONY – GREEN HEART

Margot Sikabonyi è un’attrice (la ricordiamo in Un medico in famiglia e in Two Married People, per
esempio), è una mamma e una donna che ha scelto di intraprendere uno stile di vita green: mangia sano, si
preoccupa del suo benessere fisico e mentale, ama la Natura ed è un Health Coah. Abbiamo avuto il piacere
di intervistarla, di proiettarci nella sua quotidianità sostenibile e di ricevere alcuni consigli utilissimi!

  1. Ciao, Margot, grazie di aver accettato questa intervista! Vorrei iniziare con una domanda sul tuo
    stile di vita: nella descrizione del tuo profilo instagram (@therealmargot) ti definisci “green heart”,
    ma quando e perché hai intrapreso un percorso sostenibile e salutare?
    Grazie a voi per avermi chiesto di partecipare! Il “green heart”, la vita verde, è uno stile di vita che ho
    iniziato ad abbracciare da giovanissima: già a 18 anni ho iniziato a chiedermi se il consumismo fosse
    davvero la chiave per la nostra felicità. Quindi, ho iniziato da molto giovane a ribellarmi al sistema che
    in quale modo ci era stato imposto, facendomi delle domande che avevano chiaramente una radice
    etica. Ricordo che la mia rivoluzione aveva abbracciato in maniera più ampia tutto il concetto di
    industria, quindi mettevo in questione il cibo che ci veniva proposto e tutto quello che era naturale non
    lo accettavo; ero arrivata ad essere estremista in questo, chiaramente le vie di mezzo sono le migliori,
    ma in quegli anni di rivoluzione e di ricerca di identità mi chiedevo per esempio “perché mangiare una
    cosa sintetizzata in un’industria, invece di mangiare una mela o dei cereali integrali?”. Ho iniziato a
    chiedermi da dove provenisse tutto quello che avevo nel piatto. Quindi, per me avere un “green heart”
    vuol dire semplicemente avere la natura nel cuore e quindi essere in contatto con lei, con il rispetto di
    essa e non con lo sfruttamento delle sue risorse…

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